C’è abbastanza energia per soddisfare le necessità umane?
Secondo Rubbia sì, e credo che a Rubbia si possa almeno concedere una cambiale in bianco. La stessa divisione delle energie rinnovabili dell’ENEL – Enelgreenpower – dichiara che le risorse eoliche “disponibili ed utilizzabili nel mondo sarebbero in grado di fornire una produzione di circa quattro volte superiore ai totali consumi elettrici mondiali del 1998. Questo potenziale potrebbe essere ulteriormente accresciuto dallo sviluppo di installazioni off-shore, collocate al largo delle coste”. Peccato che Scaroni faccia finta di non saperlo.
Lo stesso concetto è stato ribadito più volte dal Dipartimento USA dell'Energia e dall’Università di Stanford: “nei soli Nord Dakota, Kansas e Texas si potrebbe ricavare con la fonte eolica l’intero fabbisogno statunitense”. La fonte solare è ancora più abbondante: se il consumo totale d’energia del pianeta ammonta a circa 10 miliardi di TEP, il sole ne invia costantemente e gratuitamente 5.500 miliardi di TEP sulle sole aree desertiche del pianeta! Riflettiamo un attimo su quanto siamo miseri: stiamo qui a scannarci per quattro fichi secchi (10 miliardi di TEP) quando il sole ne invia sui deserti inutilizzati 550 volte tanto!
Non abbiamo i mezzi per captare l’energia? Non è vero: se il sistema fotovoltaico è ancora un po’ caro (ma in molte situazioni prezioso) con il solare termodinamico e l’eolico non avremmo più alcun problema! A questo punto prendono forma due distinti problemi, uno tecnico e l’altro politico, con le ovvie interdipendenze che esistono – e che i politici fanno finta di non vedere – fra tecnologia e politica.
Per prima cosa, alcuni politici paventano terremoti finanziari qualora operassimo queste scelte: gli stati del Golfo Persico ritirerebbero i copiosi investimenti che da decenni hanno in Occidente.Bene: per questa ragione non dovremmo più aprir bocca? Dovremo arrivare alla camera a gas planetaria per soddisfare gli sceicchi del petrolio? Non sarebbe più intelligente prospettare loro una compartecipazione alle nuove imprese energetiche, ossia l’installazione di sistemi solari nei deserti del Medio Oriente? Sono convinto che – dovendo scegliere fra il rischio di un’Europa coperta di pannelli solari ed una compartecipazione agli utili – sceglierebbero saggiamente la seconda strada. Notiamo che questo modello sarebbe una stabilizzazione per il pianeta, non più soggetto alle guerre petrolifere per un bene che per i due terzi si trova soltanto sulle rive del Golfo Persico. Non si desidera “liberalizzare”? “Globalizzare”? Il sole c’è a Ryad come a Khartoum, a Tripoli come a Lima: cosa c’è di più “liberalizzante”?
Il problema italiano è convincere i nostri “dipendenti” ad iniziare a lavorare seriamente e speditamente sul problema: se vogliamo fare anche qualche misero conto “di bottega”, potremmo affermare che l’Italia – con il solare termodinamico – schizzerebbe in pole position in un settore tecnologico d’avanguardia. Dopo i cinque anni di Berlusconi – dove non s’è fatto nulla se non blaterare a vanvera ed inutilmente sul ripristino del nucleare (in quanti anni? Calpestando il referendum? Arrivandoci poi quando gli altri l’avranno già superato?) – il governo Prodi ha varato qualche misura che va nella giusta direzione, ma siamo quasi fuori tempo massimo: ci vuole un cambiamento rapido e radicale, altrimenti le dichiarazioni di Chirac (che è persona di destra ma molto seria) non avrebbero senso. E’ troppo chiedere che facciano una telefonata all’Eliseo per chiedere spiegazioni? Vogliamo smetterla di sottostare ai desiderata di Scaroni? Quando faranno partire il primo impianto produttivo con il solare termodinamico? Quando metteranno mano alle leggi per consentire ai consorzi di cittadini (con la partecipazione delle banche) di diventare produttori d’energia con l’eolico?
Siamo nella condizione di chi sta appiccando il fuoco alla propria casa per riscaldarsi: la vogliamo fare sì o no questa rivoluzione?
Carlo Bertani bertani137@libero.it http://www.carlobertani.it/
domenica, aprile 01, 2007
