sabato, luglio 28, 2007

Non solo TV

Claudio Lippi: io, la Tv e...
Uno dei conduttori più amati ci racconta la Tv
Milano, 4 lug. - La Tv va in vacanza, anche quest'anno. Una stagione davvero difficile che non è davvero da ricordare per i flop e per le risse. Ancora una volta si è parlato di trash e spazzatura, ma questa volta uno dei grandi del piccolo schermo ha cercato di mettere un freno a tutto ciò, al punto da lasciare uno dei programmi più seguiti della domenica. Claudio Lippi, oltre 40 anni di successi nel mondo dello spettacolo e della televisione, si è concesso un periodo di distacco da questa anomala televisione, e in una lunga e bella intervista racconta la verità su “Buona Domenica”, sulla Tv che verrà e sui suoi rapporti con Mediaset, a cui si sente ancora legato.
Da qualche tempo non La si vede più in Tv, ma ha mantenuto un contatto con i fan grazie al Suo sito web (www.claudiolippi.it, n.d.r.). In molti però si chiedono come Lei stia ora…Bene, benissimo. Confesso di essermi liberato da ciò che è stato un accumulo progressivo in questi anni di una leggera insofferenza di contenuti che hanno toccato il limite della sopportabilità proprio nel corso della scorsa edizione di “Buona Domenica”. E’ chiaro che quando ci si libera di un fardello tale è come una sorta di digestione da bicarbonato… E’ piacevolissimo. Ovviamente dall’altra parte si ha più tempo a disposizione anche per guardare i vari prodotti televisivi, e i vari flop di questa stagione non danno l’impressione di una televisione sana, sia per Mediaset che per la Rai, e questa cosa la guardo con una punta di preoccupazione. Per il resto sto benissimo, grazie…
Fa capire quindi che si tratta di un esilio volontario e non forzato…E’ stato volontario il fatto di lasciare e abbandonare una posizione sicura sia contrattualmente parlando che economicamente. In questo momento è forzato dal fatto che guardandomi intorno non vedo una situazione facile per portare avanti un progetto, vista la serie sbalorditiva di errori e di programmi sbagliati, fermati alla seconda puntata, storicamente un caso unico nella storia della Tv. Fare la televisione tanto per farla non mi appartiene. Ho sempre fatto Tv con la consapevolezza di farla, pur adattandomi ad una televisione diversa da quella del passato. I linguaggi si stanno modificando. Secondo me un pò di sano silenzio non fa male, non avendo io ‘frenesie baudiane’… L’Italia, per come è messa, anche se è senza di me non è che peggiora, anzi.
Ci racconta cosa è successo esattamente con la produzione di “Buona Domenica”? Molti hanno interpretato la Sua dipartita dal programma come dovuta ad una situazione personale e non a delle oggettive difficoltà lavorative…Chi interpreta commette un gravissimo errore e offende l’intelligenza, e lo dico a chiunque, compreso me stesso. Le cose sono state documentate e scritte e affermate con più conferenze stampa ed una serie di articoli che sono stati richiesti e che non ho di certo provocato io. E’ tutto molto chiaro. Io credo fermamente che il lavoro di gruppo, considerando che quest’anno firmavo il programma insieme al capo progetto e agli altri autori, cosa che non ho mai potuto fare negli anni precedenti e in altre trasmissioni, soprattutto nell’ambito di “Buona Domenica”, comportava la necessità e l’esigenza, il diritto e il dovere del dialogo. Ho cercato come sempre di sviluppare e di cercare aperture e di essere disponibile, come è caratteristica delle persone per bene. Nel momento in cui in 5 settimane, anzi 6 compresa quella della prima messa in onda, ho verificato che non solo non mi si faceva parlare, ma mi si costringeva al silenzio, a non dire le mie idee, a non essere interpellato, beh allora... In trasmissione si provocavano le risse nel momento in cui mi si concedeva di parlare: definisco il tutto quasi mobbing. Dopo 40 anni di attività non mi sembra e non credo sia dovere di nessuno il sottostare all’autoritarismo e al regime di chi ha voluto arrivare ad una situazione di questo tipo. Non credo che ci sia da interpretare più di tanto. C’è da credere o non credere. E’ la mia verità: si può credere a quella di Cesare Lanza che è esattamente un’altra verità. Ma quella di Lanza è una verità che va contro tutte le regole della fascia protetta, della protezione dei minori, utilizzando contenuti che sono a dir poco spregevoli. Si vantano di aver vinto? Beh se si vince così, preferisco vincere nel buonsenso e nel buongusto.
Qualcuno dice che la Tv di questo tempo sia il risultato di ciò che il pubblico chiede…Balle. Sono tutte balle. Sono le affermazioni di chi non sa fare altro, di chi va alla caccia di 4 o 5 milioni di persone che sono sufficienti per far arricchire gli investitori pubblicitari e spappolare il cervello della gente. Sono balle. Allora i 10 milioni che seguono Benigni con Dante Alighieri sono dei rimbambiti? Quando si mandano in onda certi prodotti i telespettatori passano da 5 a 10 milioni: ciò vuol dire che la Tv, quando è fatta bene, torna ad essere seguita, e cito Benigni come posso citare Fiorello. Però ad investitori ed editori interessa solo il business, che può anche andar bene come cosa, ma non si preoccupano che il paese si spappoli. La gente prende ciò che gli si dà: se gli si dà schifo prende lo schifo, se gli si dà zucchero mangia zucchero. Stiamo arrivando, ad esempio, all’accettazione della bestemmia, e qualcuno mi deve dire se è questo buongusto. Sto scoprendo molta gente disgustata da questa Tv che si è dirottata verso canali tematici e verso Sky. C’è una sorta di repulsione, quindi, ma ci si concentra su questi pochi milioni di italiani disposti a guardare per 4 ore dodici tizi che escono da una casa dove accadono una marea di volgarità e di superficialità. Mi stupisco di chi li guarda ancora la domenica pomeriggio dopo aver visti la prima serata. Non mi stupisco di questi tizi che fanno parte di un sistema e altro non possono fare se non partecipare a “Il Grande Fratello”. Ripeto: non è questa tutta l’Italia. Non è vero che al pubblico gli si dà quello che chiede. Si dà a quelli che accettano questo tipo di prodotto. Però quando il prodotto diventa migliore il pubblico cresce.
Lei ha quindi vissuto una situazione difficile a “Buona Domenica”, ma è stata portata all’attenzione dei vertici di Mediaset? Loro cosa Le hanno risposto?Fino al 23 ottobre ho avuto la convinzione di avere un appuntamento con Piersilvio Berlusconi, che ho visto crescere anche anagraficamente oltre che professionalmente, fino ad affermarsi in Azienda come Presidente di RTI e come Vicepresidente di Mediaset, ruolo che ricopre a tutt’oggi. E’ dal 1978 che lavoro in Mediaset, allora chiamata Telemilano e poi Fininvest. Ritenevo fosse doveroso da parte mia e giusto condividere con lui questa situazione, visto che ogni giorno subivo delle violenze sia sotto il profilo umano che professionale. Avevo un appuntamento il 25 ottobre, e il 23, appunto, mi hanno chiamato dalla segreteria disdicendo l’appuntamento. A quel punto, mancando gli interlocutori, che reputo i più importanti in assoluto, mi sono convinto che fosse finita. Da quel momento non ho più visto né sentito nessuno di Mediaset. Ho solo notato, con una punta di dispiacere, che non solo non è cambiato niente in “Buona Domenica”, e quindi si è dimostrata una volontà editoriale nel voler continuare su quella linea, ma si è confermato tutto il gruppo visti i risultati (autori e conduttori). Ho avuto anche delle velate minacce da parte di alcuni soggetti del gruppo operativo di “Buona Domenica” con battute non molto felici. Ritengo di avere le porta chiuse a Mediaset. La cosa mi spiace affettivamente. Sono molto legato a Silvio Berlusconi, ed a coloro con cui ho lavorato per 28 anni.
Guardando nel complesso la Tv, tra passato e presente, un tempo c’erano i grandi show, le grandi serate del sabato…Una Tv che era fatta da professionisti. Professionisti sia dietro i tavoli sia davanti alle telecamere, per chi diventava interprete. Oggi purtroppo i professionisti si sono nascosti e ci sono molti più improvvisati, molti più raccomandati. Non sento una preparazione globale. Si vive di format, l’invenzione più cretina degli ultimi anni. Sembra che noi italiani non siamo in grado di avere un’idea.
Che ne pensa dell’acquisizione di Endemol da parte di Mediaset? Non si rischia di avere una sorta di monopolio nella produzione di programmi Tv?Ma dove è scritto che si debbano comprare i programmi di Endemol a tutti i costi? Ci sono 11.000 mila persone in Viale Mazzini in RAI, esiste Magnolia, esiste Grundy, tutte case di produzione italiane. Mediaset ha fatto una semplice azione commerciale, come si spera che avvenga per l’Alitalia, per Trenitalia, per Telecom, affinché qualcuno metta del denaro e della professionalità, serietà e onestà perché queste aziende vadano avanti. Detto questo, se la RAI è autonoma, i programmi può farli, visto che è capace e li ha fatti per 50 anni, oppure può scegliere di acquistarli se ritiene che siano prodotti di cui non se ne può fare a meno. Il fatto che Endemol sappia comprare e produrre format indubbiamente di successo è un dato di fatto, ma che un ente pubblico sia costretto a comprare solo da loro, mi sembra follia
“Giochi senza Frontiere”, ad esempio, è uno dei più bei programmi che le televisioni, visto che si parlava di Europa, abbiano mai fatto, per le caratteristiche ludiche di intrattenimento ma anche come spirito sportivo, di unione, di confronto, di agonismo. Anche “Tutti in famiglia”, fatto da me dal 1984 al 1987. Era tutto più semplice, ora tutto è omologato, vedi “1 contro 100”, “L’Eredità” o “Il Milionario”. Attualmente il problema è che non si sa cosa si farà, anzi, con la presunta vicina morte del reality, non è da capire cosa ci sarà, ma chi sarà a deciderlo, cosa sceglierà l’editoria televisiva, tra i vari conflitti di interessi, il sistema, le paure verso Endemol.
Guardando nel complesso il mondo dello spettacolo e il caso Vallettopoli, che sta succedendo secondo Lei nello showbusiness?Niente di più di quanto sia successo e niente di meno di quanto continuerà a succedere. Cambia la volontà di speculare sulla notizia. Si preferisce forse puntare, interessare e distrarre una parte di pubblico televisivo, enfatizzando situazioni che diventano più importanti di quanto lo siano. Cogne, Vallettopoli: si sono passate tutte le reti a discutere su questi fatti. A me veniva in mente un’affermazione molto terra terra: “Ma chi se ne frega!”. Io voglio sapere da certi programmi come mai non funziona la Sanità. Se una parte della fauna del mondo dello spettacolo va su uno yacht e si denuda perché non ti devono riprendere? E’ il sistema di sempre. Le femmine sono sempre state preda dei maschi: c’è chi la dà e chi non la dà. Dove sta lo scandalo? Nel modo con cui si racconta, e quindi diventa un caso. Noi italiani dovremmo vergognarci di avere Corona? Ma vergogniamoci di avere una compagnia di bandiera che vola in aria, che va sui treni, o piuttosto della Cirio. Questa è la realtà. La notizia leggera se la si pompa riesce a sopire quella grave. Mi viene in mentre quando fecero l’attentato a Palmiro Togliatti, si evitò la guerra civile in virtù della vittoria del Giro d’Italia di Bartali. Ho questa sensazione: si trascurano elementi importanti per distrarre dal fatto che i problemi non si sanno risolvere.
Intervista integrale su www.voceditalia.it